giovedì 19 gennaio 2012

Manifesto contro la precarietà. L’inizio di un percorso

Un tempo era argomento per sociologi del lavoro, economisti, giuslavoristi. Discussione accademica per professori che predivano il futuro. Oggi la precarietà è la drammatica realtà quotidiana di tutti, giovani e non, donne, migranti, dei milioni di disoccupati, di chi ha contratti a tempo, o saltuari, di chi è “a scadenza” come cibo da supermercato.
In questi anni, in Italia e non solo, i diritti sociali e del lavoro sono stati progressivamente sacrificati sul piatto e nel nome della competizione globale e dell’abbattimento dei costi. Tutto questo ha determinato l’aumento della disuguaglianza, causa strutturale della crisi nella quale siamo immersi.

Il “Manifesto contro la precarietà”, che presenteremo sabato 21 gennaio a Roma, nasce dalla convinzione che la lotta alla precarietà in tutte le sue forme debba essere punto di partenza necessario e imprescindibile per la costruzione dell’alternativa, a partire da una riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali più inclusiva, che non contrapponga i diritti acquisti a quelli invisibili. Una riforma che ponga al centro il tema della giustizia sociale.
Un’alternativa che sappia coniugare le parole economia, ecologia e democrazia, rimettendo al centro il rapporto con gli altri e con l’ambiente, con un altro tipo di sviluppo, un’altra idea di società.
Ricomporre il puzzle dei diritti frammentati o assenti per sostenere l’autonomia delle persone, il valore del lavoro, la loro libertà. E’ questo il compito da cui ripartire, la sfida che ci siamo posti, agendo su più livelli.
Lotta alla precarietà nell’accesso al lavoro: oggi esistono oltre 40 forme contrattuali. L’85% delle assunzioni avviene con contratti precari e il tasso di disoccupazione giovanile è al 30%. Bisogna ridurre all’osso le tipologie di contratti possibili, ripristinando la normalità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e facendo costare di più i contratti atipici.
Lotta alla precarietà nel lavoro: leggi diverse (dal collegato al lavoro fino alle ultime finanziarie Berlusconi) hanno modificato ciò che il diritto del lavoro e la Costituzione avevano garantito, ossia che leggi e contratti potessero riequilibrare i rapporti di forza tra lavoratrici, lavoratori e impresa. Bisogna tornare alla certezza dei diritti, a partire da due strumenti fondamentali: l’abrogazione dell’art. 8 che consente la deroga a leggi e contratti sulla base di accordi siglati a livello locale e quindi determina lo svuotamento del contratto nazionale, dello statuto dei lavoratori ecc e il ripristino della legge contro le dimissioni in bianco. Così come il tema dei tempi e degli orari, in un mercato del lavoro dove la piena occupazione è di là da venire, torna ad essere centrale insieme ad una discussione vera ,di cui non si vede traccia, su cosa e come produrre.
Lotta alla precarietà nell’uscita dal lavoro: di fronte alla perdita temporanea o peggio ancora definitiva del lavoro solo la metà dei disoccupati usufruisce di forme di sostegno al reddito. Dobbiamo rivedere radicalmente il sistema di ammortizzatori sociali, da estendere a tutte le tipologie di rapporti di lavoro.
Restituire autonomia e libertà alle persone: la precarietà diffusa è il risultato di processi di deregolamentazione del mercato del lavoro sempre più incontrollati e di uno Stato sociale che lascia sole le persone, scarica sulle donne il peso dell’assenza dei servizi, non riconosce diritti di cittadinanza. La negazione dell’autonomia delle persone è determinata dal non poter accedere a prestazioni fondamentali quali servizi, mobilità, formazione, cultura, e diritto all’abitare. Tutto questo si traduce in assenza di prospettive e di possibilità di costruzione autonoma del proprio futuro per milioni di ragazze e ragazzi. Per combattere questo stato di cose pensiamo che sia necessario introdurre misure fondamentali in grado di restituire dignità, autonomia e libertà di scelta ai giovani, come ad esempio il reddito minimo, lo sviluppo di politiche di housing sociale, di investimenti pubblici per il recupero di aree dismesse a fini abitativi e imprenditoriali, e lotta al caro affitti.
Quattro obiettivi da cui ripartire per cambiare la rotta della crisi drammatica in cui siamo immersi e che rischia di inghiottire un’intera generazione e il futuro del Paese. Quattro obiettivi declinati in un manifesto che è solo l’inizio di un percorso che vogliamo intraprendere e che ci porterà nei prossimi mesi ad attivare momenti di ascolto e confronto con soggetti diversi, con i sindacati, le associazioni, i lavoratori, con chi vorrà partecipare e dire la propria.

Massimiliano Smeriglio

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