giovedì 19 gennaio 2012

L’ultima terra di Aviga, il ragazzo fuggito dalla Nigeria e venuto a morire a Rionero

Storie umane: sfuggito alle persecuzioni in Africa, si è arreso a una malattia

Come nasce l'incontro? Come emerge la scoperta dell'umanità che va oltre la lingua, il colore della pelle, la differente religione, le diverse canzoni, le storie così distanti? Chi si è reso disponibile ha potuto svelare l'arcano. Ed è una scoperta straordinaria quella di donne e uomini che sono più simili di quanto possano essere immaginati diversi. Per le esigenze avvertite, per le speranze coltivati, per i sogni custoditi. Alcune delle loro donne, mentre hanno vissuto la loro esperienza lucana, hanno concepito figli che nasceranno in uno dei nostri paesi. Respireranno fra le montagne lucane la loro prima aria quando verranno al mondo.
Non possono lavorare fino a quando non otterranno il permesso, ma qualcuno si mette alla prova in attività agricole o artigianali. Perché facendo si dà un senso al tempo che trascorre. Forse ci si può conoscere e capire più facilmente. A bella si organizza il tempo libero anche con partite di calcio. O frequentando corsi di lingua italiana.
È accaduto anche una cosa dolorosa. È successa a Rionero. Uno di questi ragazzi nigeriani Aviga Njiga, originario di Majduguri (Borno), nel nord est della Nigeria, è stato colpito da un aneurisma cerebrale.
Nonostante il ricovero in ospedale e i tentativi dei medici, dopo un periodo di coma, non ce l'ha fatta a sopravvivere. Aveva solo 25 anni. Tutta la comunità è stata ferita da questa perdita. Il ragazzo, morto il 25 ottobre dello scorso anno, non aveva nessuno con sé. Per quasi due mesi la Prefettura di Potenza ha cercato di contattare la sua famiglia in Nigeria. Tutto inutile. I suoi amici sapevano che era cristiano, così la sua comunità d'origine, ma anche la comunità lucana, si sono fatti carico della sua vicenda. Il 28 ottobre, nella cappella dell'ospedale San Carlo, di Potenza, è stato commemorato con una cerimonia che ha commosso tutti. A celebrare il rito è stato invitato un giovane sacerdote nigeriano che opera a Oliveto Lucano. Il 12 dicembre, vista l'impossibilità di contattare i suoi familiari, l'amministrazione comunale di Rionero, guidata dal sindaco Antonio Placido, ha deciso di compiere un atto di pietà, disponendo la sepoltura di quel ragazzo nel cimitero comunale. Non c'erano africani ed europei quel giorno. C'era soltanto il dolore condiviso per la morte di una ragazzo al quale la sorte ha rubato la giovinezza e i sogni e la vita che si era immaginato lontano dai disastri del suo Paese lontano. Aviga aveva denunciato le persecuzioni dei fondamentalisti islamici del Boko Haram contro tutto ciò che non coincidesse con la loro visione. I cristiani come Aviga erano nel mirino. Così era fuggito in Libia dove si era stabilito e aveva lavorato
per un paio d'anni. Ma anche qui gli era giunto l'aut aut: o si arruolava in qualche milizia o poteva finire sgozzato. Così Aviga Njiga, era salito su uno di quelle carrette del mare per sfidare le burrasche del Mediterraneo per raggiungere le coste di Lampedusa. Durante la sua traversata 28 persone erano finite in fondo al mare. Lui invece era riuscito ad approdare. Prima era stato mandato a Campo Marino, in Molise. Poi era arrivato in Basilicata. A Rionero. Ora Aviga, venuto dalla Nigeria, è diventato lucano per sempre. Ora che riposa in questa terra. Ora che questa è anche la sua terra.

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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