lunedì 23 luglio 2012

Welfare e pieni diritti nel programma


Sottoscrivere il vincolo di maggioranza come propone Bersani? «Sono d’accordo perché non possiamo esporci alle stesse sceneggiate che hanno determinato, con il protagonismo nefasto di Mastella, la caduta del governo Prodi. E anche perché dobbiamo tracciare una linea netta con il liberismo, soltanto così i riformisti diventano egemoni di una svolta non solo italiana ma europea». Il leader di Sel, Nichi Vendola, dice sì alla cessione di un pezzo di sovranità da parte degli azionisti della futura maggioranza, ma sui diritti civili alza la posta: «Non mi basta più il riconoscimento delle coppie di fatto. Adesso si parla di matrimonio gay».

Vendola, la piattaforma indicata da Bersani la convince?
«Prima di ogni altra considerazione chiedo al Pd di entrare nelle aule di Camera e Senato con la schiena dritta sui finanziamenti al servizio sanitario nazionale, i trasporti e la privatizzazione delle società “in house”: sono tre capitoli della spending review devastanti sul piano sociale, di destra. Il governo lo sa che queste misure significano riduzione dei livelli essenziali di assistenza, difficoltà di mobilità per studenti, lavoratori e danni enormi alle pubbliche amministrazioni con il taglio indiscriminato delle società in house? Il Pd ha tutta la forza e l’autorevolezza per imporre il proprio punto di vista al governo Monti, che mi sembra addirittura più cinico di Tremonti».

Il presente può compromettere il futuro? È questo che intende?
«Dico che l’interlocuzione non può riguardare soltanto il futuro governo perché vorrei che fosse positiva sul “qui e ora”. Per questo chiedo al Pd di ottenere un mutamento radicale di provvedimenti così iniqui».

Lo vede nell’agenda di governo tracciata all’Assemblea nazionale?
«Ho seguito con grande attenzione la relazione di apertura e quella di chiusura che sono state un passo in avanti importante benché completamente oscurato dalla coda vivacemente polemica. Bersani indica nel centrosinistra il protagonista dell’alleanza che deve portare l’Italia sul sentiero del cambiamento e indica una svolta di politica economica e sociale che non è solo il seppellimento del berlusconismo, ma un elemento di cesura con il governo Monti. Sempre più spesso c’è chi sovrappone il profilo di Monti a quello di Francois Hollande mentre a me sembra che si sovrapponga di più a quello della Merkel. Hollande ha detto un no secco alla possibilità di mettere in Costituzione il pareggio di bilancio: quella è una scelta di destra, che l’Italia ha fatto».

Ma il centrosinistra sarà in grado di mantenere gli impegni con l’Europa cambiando ricetta e allentando sul rigore?
«Sgombriamo il campo da atteggiamenti che rasentano il delirio mistico. Monti non ha dato risposte alla crisi, l’ha peggiorata. In Italia la crisi è sicuramente conseguenza di quella europea, di un ventennio di potere berlusconiano, delle acrobazie di Tremonti e dell’irresponsabile negazione della crisi stessa, ma oggi è anche frutto del fallimento delle politiche del governo Monti che impoveriscono il ceto medio, il lavoro e tolgono ossigeno all’economia. Le ragioni della crisi non vanno individuate nei decenni di “buonismo sociale”, come sostiene Monti: il welfare è benzina nel motore dell’economia e l’idea che è un lusso che non ci possiamo consentire è pura follia».

Vendola urterà parecchie sensibilità democratiche con il suo attacco a Monti.
«Bersani ha indicato una piattaforma molto positiva ma tra quello che lui ha detto e quello che il Pd fa, compresa la polemica sui diritti, c’è una grande differenza. Penso che il centrosinistra non possa presentare un programma fatto di mezzi diritti. Ci deve essere la ricostruzione e il rafforzamento degli architravi della civiltà del lavoro, a cominciare dalla restaurazione di quel capolavoro sfregiato che è l’articolo 18. Così come ci dovranno essere diritti sociali pieni: su questo Sel intende giocare la propria partita».

Casini apre sui diritti alle coppie di fatto ma sui matrimoni gay è chiusura totale.
«Casini apre alle coppie di fatto? Quando l’ha detto? Parlava sotto voce perché io non l’ho sentito. Comunque credo che spetti al centrosinistra aprire il cantiere del futuro e costruire il programma con una grande partecipazione democratica e un pezzo dovrà essere scritto dalle primarie. Deve tornare al centro dell’agenda il tema della “libertà dei moderni”, della libertà dalla sopraffazione, dal confessionalismo, dalla miseria, dalla precarietà e dall’analfabetismo di ritorno. C’è un’ Europa che si sta squagliando, tornano in forme incredibilmente arcaiche ma anche moderne, tutti i nemici della libertà: razzismi, nazionalismi, mitologie negative di qualunque forma di diversità. L’Europa è attraversata da un esercito di fantasmi, da Alba Dorata in Grecia a Berlusconi in Italia, mettendola di fronte a qualcosa che sembrava appartenere ad un repertorio ormai andato. Perciò sono una speranza Hollande all’Eliseo, Schulz alla presidenza del Parlamento europeo… La dimensione minima della lotta politica è in Europa».

E se a fare questa lotta politica in Europa fosse un unico grande partito di centrosinistra che raccoglie il popolo delle primarie? Le sembra fantapolitica?
«Il tema della inadeguatezza dei partiti ha a che fare con la crisi radicale che ha attraversato la forma partito novecentesco e a noi si pone il problema di quali debbano essere le forme dell’agire politico in futuro. Non voglio essere un distruttore dei partiti, ma il tema del soggetto politico del cambiamento, della sinistra post-ideologica, popolare, plurale, lo dobbiamo affrontare con la disponibilità a fare scelte coraggiose».

Veniamo alla legge elettorale. Il Pdl spinge per il premio di maggioranza al primo partito. Disposto a parlarne?
«Affatto. Il premio di maggioranza serve a garantire governabilità e quindi ha un senso se viene attribuito alla coalizione».

Maria Zegarelli

fonte: L’Unità

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