Ho letto con grande interesse e profonda condivisione la riflessione
di Mario Tronti pubblicata ieri su L’Unità. Tronti squaderna la domanda
che in tanti si stanno facendo, ovvero se esista la possibilità di
costruire una soggettività politica di sinistra autonoma, che non sia
più incastrata tra riformisti succubi dell’egemonia neoliberista e i
radicali avvolti nelle scarlatte bandiere della testimonianza. Siamo
partiti dalla nostra parzialità. Non volevamo un ennesimo “nuovo
partito” ma provare a “riaprire la partita”. La
nascita di Sinistra ecologia libertà è tutt’uno con la domanda”si può
uscire dalla crisi da sinistra?” Abbiamo iniziato dalle parole, dal
vocabolario di un nuovo progetto di liberazione: beni comuni, diritti
civili, diritti dei lavoratori, energie rinnovabili, sviluppo
sostenibile e soprattutto eguaglianza, una parola densa di storia e
ancora piena di promesse. È proprio la diseguaglianza prodotta dal
finanz-capitalismo ad essere la radice della crisi di convivenza,
ripartire da qui è indispensabile. Abbiamo poi immaginato una nuova
grammatica, fatta di relazioni tra persone vive e non di mediazione tra
apparati e blocchi di potere morti. Per noi, che amiamo la Costituzione
repubblicana, nulla è più straordinario della pratica della democrazia,
meglio se diretta e partecipata: in primo luogo nei luoghi di lavoro e
poi nelle istituzioni rappresentative, mai tanto mortificate. Una
grammatica nuova che scoprisse anche la forza delle primarie, con il
primo obiettivo di aprire le scatole cinesi che hanno imprigionato i
partiti.
Ad un certo punto della nostra storia siamo stati chiusi nel vicolo
cieco delle due sinistre. Oggi, come giustamente ammonisce Tronti, la
crisi non permette più dispute nominalistiche, ma richiama
l’ambiziosissimo obiettivo di essere lievito per la nascita di una
sinistra nuova e unitaria, moderna e legata alle sue radici vitali. Per
questo Sel ha subito dichiarato di volersi mettere a disposizione di un
processo più vasto, un comune campo che potesse costruire una comune
soggettività politica.
Oggi questa meta, che appena pochi anni fa pareva una chimera, è a
portata di mano. Il berlusconismo è rovinato nella polvere, ma è
l’intera “fase neoliberista del capitalismo-mondo”, per usare la
definizione adoperata da Tronti, che svela tutta la sua potenza
distruttrice, proprio nel momento in cui più è in crisi. A fronte di
questa realtà, molti degli ostacoli ideologici che impedivano di
ricostruire una sinistra moderna avrebbero dovuto dissolversi.
Penso che sia il nostro comune interesse guardare a questo livello i
problemi, non ritornando alla pigra riedizione del terreno
dell’alternanza. Il rapporto con i moderati rischia di essere solo tra
ceti politici e, ancora peggio, tra i ceti politici interni ai nostri
partiti. Del resto è opinione comune che il Pd non abbia affrontato
tanti punti controversi che invece sarebbero facilmente risolti
rivolgendo il proprio sguardo agli elettori del Pd stesso e di tutto il
centrosinistra, dai diritti civili a quelli del lavoro.
Il punto oggi è come affrontare la prossima scadenza elettorale e,
soprattutto, con quale progetto. Monti fa parte dell’orizzonte dopo il
2013? Il suo essere stato un governo “eccezionale per uno stato
d’eccezione”, tesi che per altro non ho mai condiviso, si è trasformato
in norma, rigore e regola? Lo pensa sicuramente chi ha nostalgie del
quindicennio blairiano, anche dentro il Pd. All’epoca si vinceva, alcuni
dicono, eppure è da allora, come ci ricorda spesso Jacques Delors, che
si sono aperte le via al trionfo della destra liberista, che oggi detta
l’insostenibile linea della austerità. La nuova sinistra non può
accontentarsi di temperare gli appetiti del neoliberismo e fare da
sentinella alla casta dei superfinanzieri che hanno prodotto la crisi.
La nuova sinistra deve essere invasa dall’irruzione del suo popolo, che
oggi accumula distanza e rancori, piuttosto che speranze e fiducia.
A questo servono le primarie, e sono, esse stesse, soltanto un primo
passo. Noi per primi non sapremmo che farcene se dovessero ridursi a un
berlusconiano concorso di bellezza, a una gara di telegenicità. Esse
devono essere il terreno privilegiato per confrontare le diverse idee
dell’Italia.
Una nuova e unitaria sinistra ha quindi bisogno di idee e di gambe
per sostenerle. Ci sono tre aspetti irrinunciabili, che ritengo
costituenti in Italia ed in Europa.
Il primo e fondante è una nuova valorizzazione del lavoro, invertire
il metodico processo di sgretolamento della dignità del lavoro che ha
costituito l’essenza dell’egemonia neoliberista. Mettere al centro il
lavoro significa anche garantire reddito a chi il lavoro non ce l’ha o
lo ha solo in via saltuaria e precaria. Per questo abbiamo proposto un
reddito minimo garantito per tutti, per liberare il lavoro e per
disegnare un moderno welfare universale. Vale la pena sottolineare che
il lavoro incrocia la base materiale di una societa’ diseguale, anche
nel rapporto maschile-femminile, e che il lavoro non puo’ piu’ estrarre
ricchezza dalla dissipazione dell’ambiente. L’uguaglianza modernamente
oggi vive nella parita’ di genere, nella critica della svalorizzazione
delle diversita’, in una nuova profezia laica fondata sul custodire i
beni comuni, la bellezza del creato, la dignita’ di ogni singolo
individuo.
In secondo luogo bisogna costruire gli Stati uniti d’Europa.
Dall’alto, integrando i processi istituzionali e politici, a partire
dall’elezione diretta del presidente del Consiglio europeo, garantendo
una governance federale della finanza pubblica continentale ed un
controllo forte sugli eccessi della finanza. Dal basso, mettendo insieme
soggetti politici e sindacati che non si richiudano negli egoismi
nazionalisti. Per me non è più tollerabile che un operaio greco sia
contro uno tedesco, ed entrambi contro quello italiano, mentre i loro
affamatori speculano allegramente insieme sulle loro disgrazie.
Infine, credo che sia fondamentale mettere all’ordine del giorno la
crisi morale e di valori che l’ingordigia neoliberista, e a maggior
ragione da noi il berlusconismo, ci lascia come pesantissima eredità. La
miseria della politica, sta proprio nell’essersi ridotta a riflesso e
incarnazione di questo degrado etico, senza alcuna capacità di
affrontarlo offrendo un orizzonte, un progetto complessivo e una
speranza fondata. Una narrazione e il rinnovamento dei narratori, questo
è il nostro obiettivo.
Su questa strada non c’è distinzione tra gli elettori dell’una o
dell’altra forza della sinistra, o tra molti di quelli che, stomacati e
disillusi, non votano più. E’ il nostro terreno comune, la somma di
domande uguali per tutti alle quali dobbiamo rispondere cogliendo,
perché anche in questo Mario Tronti ha ragione, la preziosa occasione
che la crisi ci offre.
Nichi Vendola
fonte: L’Unità
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