Presidente Nichi Vendola, Bersani e Casini si trovano
d’accordo su un patto fra «le forze progressiste e quelle
democratico-costituzionali». Il suo partito, Sel, è interessato?
È sempre più difficile trovare il bandolo della matassa di una
politica vissuta come pura alchimia, indifferente ai problemi, ai
dolori, alle speranze della società. Se qualcuno pensa che Sel sia
aggregabile a un polo neomoderato fondato sull’alleanza strategica fra
Pd e Udc, spiace deludere, si sbaglia. Non siamo gregari di un’ipotesi
che non metta in campo una proposta forte e chiara di alternativa al
’paradigma Monti’.
Voi sarete comunque contro Monti?
La mia prospettiva è «contro Monti». Quella di Bersani è «oltre
Monti». Quella di Casini è «Monti dopo Monti». Ed è importante: questo
paradigma ha a che fare con l’analisi della crisi e con l’idea di
ricostruzione del profilo economico-sociale di un continente devastato
dal mucchio selvaggio dei finanzieri, degli speculatori e dei tecnocrati
di scuola liberista. Ma com’è possibile immaginare, nel cuore di una
crisi così drammatica, un discorso così politicistico? In questi anni mi
sono battuto perché il centrosinistra vivesse e fosse il campo di una
ricerca larga, di un’interconnessione fra politica e società, fra
partiti – la foto di Vasto – e movimenti critici che molto più dei
partiti hanno smascherato le malefatte del berlusconismo. Senza steccati
o veti. Si può immaginare l’allargamento ai moderati. Ma così si
consegna loro la cifra culturale di una coalizione. Che rischia di
essere solo uno stimolo all’antipolitica.
Però Casini e Bersani a lei fanno molti complimenti.
Criticano invece Di Pietro. Sarebbe accettabile per voi un’alleanza
senza Idv?
Ci sono cose per me incomprensibili. Si comincia a parlare di
primarie. C’è un leader, come il sindaco di Firenze, che è una variabile
estremista del liberismo. E un altro, come Bersani, che è un amabile
socialdemocratico. Ma queste non sono primarie, è il congresso del Pd. E
io non sono interessato a partecipare: se Renzi rende maggioritaria
l’anima liberista del Pd, ne traggo le conseguenze.
Quali conseguenze?
Io sono antagonista ai liberisti ovunque collocati. Per lo meno nella
stessa modalità delle forze del socialismo europeo. Quindi torniamo
alle primarie: intese come sommovimento democratico, e non somma dei
partiti, presuppongono l’esistenza di una coalizione, di una carta di
valori. Ci possono essere delle varianti, ma in un contesto comune.
Invece la coalizione non c’è. Vinciamo le amministrative insieme, ma il
centrosinistra viene degradato al rango di una coalizione territoriale.
Ed io mi vedo cooptato, fra il dileggio e il reclutamento, in un
progetto in cui non si parla di come uscire dalla palude della destra. E
dalle secche di un governo fallimentare: ci troviamo alcuni ministri
fondamentali che sono gaffeur impagabili. Passera è il ministro della
paralisi industriale, Fornero assomiglia al ministro dei temporali di
Antonio Albanese. Lo dico agli innamorati dell’efficientismo: sono tra i
peggiori ministri mai avuti, incapaci di affrontare anche uno solo dei
dossier sul tavolo. Quindi vorrei fare una domanda a Bersani.
Prego.
Qual è la base programmatica e ideale dell’incontro con Casini?
L’Italia ha un arretrato sui diritti civili e sta arretrando sui diritti
sociali. Il minimo che si può chiedere all’agenda del più pallido ed
edulcorato centrosinistra è un avanzamento su questi due terreni. Se no
perché mettere la parola sinistra?
Domani lei ha convocato una conferenza con Di Pietro. Cosa annuncerete?
Molti ci chiedono un’iniziativa. Sono affezionatissimo alla
prospettiva del centrosinistra per governare il paese. Posso lavorare
per costruire una piattaforma di compromesso. Ma il rischio oggi è
l’ennesima resa della sinistra al centro.
Di Pietro però provoca. Ha dato un ennesimo ultimatum a
Bersani: o va alla festa dell’Idv a settembre e si scatta una nuova
’foto di Vasto’, o è rottura.
Le intemperanze di Di Pietro sono figlie di questo vuoto: non c’è un
luogo, un gruppo di lavoro, un telaio per costruire una tela comune.
Poi, certo, la sensazione di essere un inquilino indesiderato produce
atteggiamenti conseguenti. Ma dico: tutti mettono i voti al discolo Di
Pietro: invece il caravanserraglio dei moralisti, degli omofobi, dei
neoconfessionali, dei neocatecumenali, dei liberisti a oltranza, gode
sempre di indulgenza plenaria? Vogliamo parlare delle intemperanze della
ministra Fornero? Quelle di Di Pietro turbano il palcoscenico della
vita pubblica, quelle della ministra turbano la vita di milioni di
famiglie. Perché per me dev’essere normale allearmi con Buttiglione?
Ripeto: sono pronto a lavorare a un compromesso, ma non a una resa. Pd e
Udc non sono un centrosinistra allargato, sono un ibrido neomoderato.
L’Udc ha un riferimento europeo certo in Angela Merkel.
Quale linea seguirebbero Pd e Udc in Europa? Il montismo?
Il montismo è un tentativo flebile di correzione della linea
demenziale di Merkel. La ricerca fra la linea che porta alla
deflagrazione dell’Europa e la lenta rianimazione è destinata al
fallimento. La crisi propone un’alternativa. Come sinistra dobbiamo
alzare la bandiera degli Stati uniti d’Europa.
Prima di dire sì a Casini, Bersani aveva confermato le primarie. Ma in una data lontana e indefinita.
Sembra che il Pd si ostini a non capire quanto profonda e radicale
sia la richiesta di cambiamento. Basta vedere quello che è successo
nelle città. O nei referendum: dai 27 milioni di sì all’acqua come bene
pubblico alle norme montiane il passaggio è contradditorio. Fin qui il
centrosinistra ha vinto suo malgrado.
Oggi lei sarà a Bruxelles al forum su «un’altra strada» per
l’Europa. Di fronte a quest’assemblea potrà prendere l’impegno di
portare quest’altra strada in un eventuale governo con il Pd?
I partiti non sono mummie. Tante delle culture del popolo democratico
sono decisive per costruire il cambiamento. Leggendo l’Unità a me
capita di provare una strana e beffarda sintonia. Mi chiedo: con alcuni
lettori ’autorevoli’ di quel giornale c’è la stessa sintonia? Così
quando leggo il quotidiano della sublime schizofrenia del centrosinistra
(Repubblica, ndr): di spalla trovo le bellissime analisi degli
intellettuali più robusti del mondo. In apertura invece ci sono gli
editoriali politici del pensiero unico, persino ingiuriosi nei confronti
di chi ha idee diverse.
E se l’apertura di Casini a Bersani fosse solo una tattica per alzare il prezzo di un’alleanza con il Pdl?
Non sono un dietrologo. Mi interessa capire qual è la loro idea per
uscire dalla crisi. Vorrei discuterne fuori dalle dinamiche di palazzo,
non come antichi e post-moderni alchimisti.
Di Pietro è tentato da un quarto polo. La sua Sel?
Sono certo che Di Pietro lavora per il centrosinistra. Poi se
qualcuno ne prevede l’estinzione, bisogna consentire a chi viene escluso
di essere riottoso. Succede anche me: qualche volta mi si vuole alleato
ma suicida. Fin troppe volte è stato chiesto alla sinistra di
suicidarsi per vincere. Credo che questa volta la sinistra voglia
vincere da viva.
Da sinistra c’è chi le chiede di fondare la Syriza italiana. Ci stareste?
In Italia non esiste né Syriza né il partito socialista francese.
Rischia invece di esistere la coalizione fra Pasok e Nuova democrazia.
Sarebbe una prospettiva catastrofica per il paese.
Daniela Preziosi
fonte: Il Manifesto
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