giovedì 4 ottobre 2012

FIAT - SATA di Melfi, nota di Carmine Fundone (Coordinatore Circolo Sel di Melfi)



Le recenti dichiarazioni di Romiti basterebbero da sole a definire grottesca e paradossale la situazione vissuta per due anni nel nostro Paese con riferimento al “piano fabbrica Italia” annunciato da Marchionne e avallato supinamente da una parte del sindacato, esclusa la Fiom, e dalla maggior parte della classe dirigente nazionale, incluso il governo dei cosiddetti “tecnici”. L’investimento di 20 miliardi prospettato dall’ad Fiat si è volatilizzato e con esso tutte le bugie e le fantasie circa una azienda che non aveva bisogno dei finanziamenti pubblici e che era in grado di competere da sola sullo scenario internazionale. Bugie che, tuttavia, non sono rimaste innocue ma hanno prodotto disastri sul piano sociale, lavorativo e sindacale: proprio questo annuncio del fantomatico “piano fabbrica Italia”  ha infatti determinato la genuflessione delle istituzioni, a tutti i livelli, e la conseguente produzione di norme (Legge Sacconi e riforma Fornero) che hanno contribuito a rideterminare una ristrutturazione complessiva del settore auto in Italia con una sostanziale cancellazione della rappresentanza sindacale e il peggioramento complessivo delle condizioni economiche e normative del lavoro.
Una riverenza che ha fatto sì che la maggior parte delle forze politiche avallasse il ricatto, presentato sotto forma di referendum, di Pomigliano prima e di Mirafiori poi, dove i lavoratori sono stati messi di fronte alla scelta tra la promessa del lavoro e i diritti. Ora anche quella promessa è venuta meno e le scelte tardive del Governo Monti di convocare Marchionne a “frittata già fatta” suonano ancor più goffe se solo si pensa come qualche mese fa il Presidente del Consiglio dicesse che Fiat, in quanto azienda privata, avesse il diritto di scegliere cosa produrre e dove produrre, anche fuori dall’Italia.
In Basilicata la Fiat è rimasta estranea rispetto alla discussione programmatica del governo regionale che ha praticamente dichiarato la sua impotenza. Tutta la vicenda Fiat, che a Melfi ha non solo prodotto l’esclusione dell’unico sindacato che aveva chiesto di contrattare le scelte del piano rifiutandosi di sottoscrivere un regolamento dettato da Marchionne, ma ha prodotto anche l’ingiusto licenziamento di tre lavoratori iscritti a quello stesso sindacato e la loro mancata riassunzione, nella nostra Regione, fatte salve solo poche sporadiche eccezioni, ha fatto registrare solo partigiani del marchionnismo, nel migliore dei casi o l’indifferenza più totale, nel caso peggiore.
Non vogliamo correre il rischio oggi di apparire come i primi della classe, avendo in passato sostenuto ragioni che oggi si rivelano corrette, né tanto meno aprire una polemica inutile e per certi versi anche dannosa, che può avere tutta il gusto della propaganda politica, che non ci appassiona su questi temi. Ci rendiamo conto dell’importanza, in questa fase così delicata, di trovare una convergenza tra tutte le parti politiche in gioco e auspichiamo che il dibattito su questi temi, non marcisca nelle agende politiche e istituzionali.

Il Coordinatore Circolo Sel Melfi “Peppino Impastato” 
Carmine FUNDONE

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