Finalmente il dibattito sui diritti civili ha assunto nel nostro
Paese la dignità che merita. Dopo che si sono pronunciati a favore del
matrimonio omosessuale Barack Obama e François Hollande, anche in Italia
si è iniziato a parlare delle coppie omosessuali, seppur con qualche
timidezza in più, che sconta la nostra arretratezza in questo campo.
Non a caso il nostro parlamento non è ancora riuscito ad approvare
neanche una legge contro l’omofobia. Il segretario del Pd, Pierluigi
Bersani, in occasione del Bologna Pride, ha sostenuto la necessità di
una legge per riconoscere giuridicamente e socialmente le coppie
omosessuali.
Bisogna però rilevare che questo passo avanti è stato in parte
sconfessato dal documento della commissione del PD sui diritti civili
presieduta da Rosy Bindi, dove le affermazioni sulle unioni omosessuali
sono volutamente meno chiare:
<<Il PD, auspicando un più
approfondito bilanciamento tra i principi degli articoli 2, 3, e 29
della Costituzione, quanto in specie alle libere scelte compiute da
ciascuna persona in relazione alla vita di coppia ed alla partecipazione
alla stessa, opera dunque per l’adeguamento della disciplina giuridica
all’effettiva sostanza dell’evoluzione sociale, anche introducendo,
entro i vincoli della Costituzione e per il libero sviluppo della
personalità di cui all’art. 2, speciali forme di garanzia per i diritti e
i doveri che sorgono dai legami differenti da quelli matrimoniali, ivi
comprese le unioni omosessuali>>
C’è chi, provando a vedere il bicchiere mezzo pieno, sostiene che si è
finalmente introdotto il principio della tutela giuridica non solo per i
diritti soggettivi, ma anche per quelli propri di una relazione di
coppia.
Sarà vero, ma siamo ancora molto distanti dal riconoscimento del
matrimonio omosessuale, che invece è elemento costituente di SEL,
sancito all’interno di un ordine del giorno approvato al nostro
congresso costituente di Firenze. Una distanza da colmare se non
vogliamo che la nostra idea rimanga una mera affermazione di principio.
Una risposta concreta è la proposta di legge di iniziativa popolare
della campagna “Una volta per tutti”, promossa dal Padova Pride Village.
Questa legge per la prima volta in Italia propone allo stesso tempo
l’introduzione delle Unioni civili, i Patti civili di solidarietà e il
riconoscimento delle coppie conviventi. L’unione civile è l’istituto
giuridico che estende di fatto le tutele, i diritti ed i doveri tipici
del matrimonio alle coppie omosessuali, che potranno scegliere se unirsi
civilmente.
Il Patto civile di solidarietà è un istituto intermedio che prevede
il riconoscimento e la tutela di tutte le coppie, siano esse
eterosessuali che omosessuali sulla base della loro vita affettiva. A
fronte di bilancio tra diritti e doveri esercitati dai sottoscrittori
del PACS, questo istituto ha lo scopo di regolare i rapporti personali e
patrimoniali relativi alla loro vita in comune.
Infine si riconoscono le coppie di fatto, che convivono e richiedono
forme di tutela delle garanzie minime, per non essere oggetto di
discriminazione in momenti come l’assistenza sanitaria, il subentro nel
contratto d’affitto o del mutuo, il trapianto di organi.
Questa proposta di legge ha tra i primi firmatari esponenti, oltre
che di associazioni, anche di SEL, PD e IdV. E sta man mano raccogliendo
adesioni significative come quella di Arcilesbica, che afferma:
<<Siamo pronte a sostenere questa campagna, anche se non coincide
con l’apertura del matrimonio civile, perché quello che ci interessa e
ci preme è l’esercizio di uguali diritti, e questa legge li prevede.
L’Unione Europea raccomanda dal 1994 agli Stati membri di aprire alle
coppie omosessuali l’accesso al matrimonio o istituto equivalente, è
tempo che l’Italia adempia a queste raccomandazioni>>.
Sono giunte anche critiche che ritengono discriminatorio avere un
istituto come le unioni civili per le coppie omosessuali. Rispettiamo
questa opinione ma riteniamo prioritario garantire pari diritti per
tutte le coppie, quando l’inciviltà del nostro Paese non stabilisce per
le unioni omosessuali alcun diritto. Sarebbe infatti un avanzamento
straordinario se il nostro Paese si dotasse di una legge come questa,
che tenga conto dell’evoluzione delle famiglie, omosessuali ed
eterosessuali, a cui il nostro diritto di famiglia non è più in grado di
dare delle risposte.
Dunque nessun passo indietro di SEL, ma al contrario un passo avanti,
che non sostituisce per noi il matrimonio omosessuale, ma anzi potrebbe
costruirne l’approdo concretamente, non nascondendoci la realtà attuale
che vede nelle ultime sentenze in materia della Corte Costituzionale e
della Cassazione interpretazioni esattamente opposte.
C’è chi sostiene che il loro contenuto escluda il riconoscimento del
matrimonio omosessuale e chi invece ritiene che sia semplicemente
rimandata al legislatore l’opportunità del riconoscimento.
La raccolta delle firme per questa proposta di legge è il modo per
animare questo dibattito, fuori dal parlamento, dimostrando che il
nostro Paese è più avanti rispetto alla nostra legislazione.
Si potranno così porre le basi per una proposta alternativa di
governo che veda sul terreno dei diritti civili nessuna mediazione al
ribasso o la definizione di impegni confusi. Storie già viste.
Impegniamoci nella raccolta delle firme seguendo le indicazioni del sito www.unavoltapertutti.it
Monica Cerutti, Alessandro Zan
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