A Settembre, come è tradizione, si torna a parlare di scuola e
si manifestano i buoni propositi per il nuovo anno scolastico.
Quest’anno, il Ministro Profumo vagheggia una scuola informatizzata con
pagelle in rete e docenti con la tavoletta elettronica.
Grande idea! La rivoluzione informatica che entra finalmente
nell’istruzione. Ma a ben guardare la scuola “paperless”, cioè senza
carta, l’abbiamo raggiunta da tempo visto che, troppo spesso, docenti e
studenti devono portarsi da casa la carta per le fotocopie e perfino
quella igienica.
Siamo stufi di sentire parlare al futuro, non vogliamo mirabolanti
promesse ma impegni concreti e, soprattutto, vogliamo un nuovo governo
che trovi il coraggio di dire, e sarebbe una vera rivoluzione culturale,
che bisogna trovare le risorse per riprendere il cammino interrotto da
decenni. Quel cammino che un paese, appena uscito dalla guerra, ebbe il
coraggio di intraprendere.
L’Italia del XXI secolo, invece, sembra accettare supinamente l’idea
che investire sulla scuola come strumento di uguaglianza sociale, come
moltiplicatore di opportunità, sia un lusso che non possiamo
permetterci. Allora bisogna uscire dalle sterili celebrazioni, dalle
dichiarazioni estemporanee, e tornare a riflettere, senza retorica ma
con lucidità, sulle attuale condizioni della scuola italiana e sul
percorso da compiere per avvicinarla all’Europa.
Per questo abbiamo chiesto ai docenti e ai precari, abbiamo parlato
con gli studenti, siamo andati a cercare le testimonianze di chi ha
esperienza diretta dei “cambiamenti epocali” introdotti dalle riforme e
dai tagli indiscriminati che si sono succeduti in questi anni. Da questo
lavoro di ricerca e di elaborazione sono scaturiti i “Quaderni di
Scuola” (la bozza è disponibile sul Sito SEL-Saperi)
che sono, al tempo stesso, una riflessione critica sulla scuola di oggi
ed un programma politico per realizzare la scuola di domani.
Vogliamo un’istituzione pubblica che sia capace di trasmettere
memorie e valori storici e di preparare ad un uso competente delle nuove
tecnologie, che sappia sviluppare le attitudini individuali e favorire
le relazioni interpersonali ed i comportamenti cooperativi, che promuova
saperi utili ad affrontare la complessità senza paure e con sana
curiosità.
La scuola del nuovo millennio deve saper formare cittadini capaci di
contribuire alla costruzione di una società plurale, solidale e di pace.
Se questa vi sembra un’utopia vuol dire che le politiche di questi
anni hanno fallito. Significa che il progressivo indebolimento del
sistema pubblico dell’istruzione ci ha fatto perdere di vista il ruolo
che la scuola può, e deve avere, per rimuovere gli ostacoli che
“limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini” e per
realizzare il “pieno sviluppo della persona umana”.
E’ quanto scritto nella nostra Costituzione. E’ tempo che la politica provi a realizzarlo.
Umberto Guidoni
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