martedì 14 febbraio 2012

Ossessionati


Vi proponiamo un’intervista rilasciata oggi da Nichi all’agenzia Dire:

La riforma del lavoro. Dopo Fornero e Monti anche il ministro Cancellieri: tutto il problema sembra sia quello di ’sfissare’ il posto, la necessità di avere mani libere per licenziare…
Siamo di fronte ad una autentica ossessione ideologica, che partorisce una sequenza di semplificazioni, di luoghi comuni, di battute assolutamente sgraziate ed infelici. Come quelle che si rincorrono di bocca in bocca sulle labbra dei piu’ importanti ministri di questo governo.
L’idea che la grande riforma attesa dalla societa’ italiana possa essere quella di un ulteriore forma di precarizzazione selvaggia del mondo del lavoro; l’idea cioe’ che sia sufficiente abbattere cio’ che resta del sistema delle tutele che coinvolge una parte del mondo del lavoro, a me pare francamente un’idea che stride pesantemente con la realta’ di acuta crisi sociale che sta vivendo il nostro Paese.
Vedo che non e’ bastato evocare la monotonia del posto fisso, non e’ bastato questo incidente cosi’ emblematico per consigliare prudenza e cautela ai ministri del governo Monti. Persino la ministra Cancellieri si lascia andare a spericolate battute su quelli che vogliono il posto fisso attaccati alla gonna di mamma e sul fatto che, udite udite, siamo in un mondo in cui cambia tutto, e non si capisce perche’ dovrebbe rimanere questo totem del ‘900 che e’ l’articolo 18!!
Il punto e’ che coloro che ci invitano ad uscire dal ‘900 ci vogliono portare in una dimensione che non e’ quella della nostra contemporaneita’, ma e’ semplicemente l’ ‘800.
Per questa ragione le battute e gli annunci del governo Monti sono emblematici di una cultura schiettamente conservatrice.

La sinistra, il sindacato, le loro parole d’ordine e proposte non appartengono al secolo scorso?
Certo, se si immagina che la modernita’ debba consistere nel silenzio del sindacato, nella permanente ricattabilita’ di chi lavora, e nell’indifferenza della politica alle questioni che riguardano la vita delle persone in carne ed ossa che cercano lavoro o che cercano di non perdere il lavoro che hanno trovato o che cercano di qualificarsi nei processi produttivi; se tutto questo viene considerato antiquariato, se i diritti, le tutele, la civilta’ del lavoro vengono considerati antiquariato. Allora la sinistra e lo stesso sindacato non hanno piu’ ragion d’essere. Oppure si tratta di mettere in discussione un’egemonia culturale che ha cercato di rendere neutro il volto feroce di questo turbocapitalismo che sta devastando il Pianeta.

Il governo ‘tecnico’ diventa sempre più forte anche grazie ai disastri che combinano i partiti e che lasciano praterie aperte all’antipolitica.
Servono ancora i partiti?
I partiti servono, sono sicuramente imperfetti, sono diventati spesso e purtroppo essenzialmente macchine elettorali ed ingranaggi opachi.
Ma il punto e’ che si tratta di rifondare, di ricostruire la democrazia che consenta a tutti di poter partecipare, di potersi sentire protagonista di un processo collettivo democratico. La democrazia dei partiti e’ sicuramente piena di difetti, ma la democrazia senza i partiti e’ difficile persino immaginarla.
Allora il punto e’ che la vera casta – che sono le grandi lobby economico-politiche – non si sta battendo per la moralizzazione dei partiti. Ma semplicemente si sta battendo per la subordinazione totale e definitiva della politica a questo sistema castale delle grandi lobby.

Berlusconi torna in campo e apre alla riforme della legge elettorale. Sente puzza di bruciato o è decisivo cambiare il ‘porcellum’?
E’ decisivo cambiare il Porcellum.
Ovviamente Berlusconi, che e’ stato della Legge Porcata il committente e il mandante, cerca di entrare in sintonia – diciamo cosi’ – con un sentimento popolare di disprezzo nei confronti di questa mostruosita’ che e’ stato il sistema elettorale ideato da Calderoli per conto del centrodestra italiano.
Naturalmente il punto e’ che Berlusconi non opera sulla base di una conversione culturale o di una resipiscenza in tema di civilta’ democratica, ma opera secondo le sue convenienze. Quindi immagina di ritoccare la legge elettorale in chiave sartoriale, per vedere come ritagliare e ricucire il vestito elettorale piu’ idoneo agli interessi del suo partito.
Noi dobbiamo essere in grado di vigilare lungo il percorso di riforma elettorale, se il Parlamento sara’ in grado di far partire seriamente questi lavori. E dobbiamo rivendicare 2 principi fondamentali per la scrittura di una nuova legge elettorale: la difesa del pluralismo politico e la difesa delle coalizioni, la difesa cioe’ dell’idea che siano le coalizioni e non solo i partiti a presentarsi nell’agone elettorale.
Insomma un sistema elettorale intelligente che risponda sia ai problemi della democrazia rappresentativa e alla necessita’ che siano i cittadini a scegliere i propri rappresentanti sia ai problemi della governabilita’.
Questo puo’ essere l’unico equilibrio accettabile.
Perche’ questo e’ un modo per affrontare la crisi italiana, la crisi democratica. E non per affrontare i problemi di bottega di chi sta nel Palazzo.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte “Agenzia Dire” e l’indirizzo “www.dire.it”

Nessun commento:

Posta un commento